Via dei Remi

Un tratto della Via dei Remi con le Apuane sullo sfondo

La Via dei Remi costituiva il percorso utilizzato per portare i grandi tronchi di abete e di faggio dalla montagna di Barga o dell’Abetone fino a Barga stessa, per essere poi trasportati da qui fino all’Arsenale navale di Pisa tramite il fiume Serchio. A Pisa con questi lunghi tronchi si costruivano gli alberi maestri e i remi (ecco da dove deriva il nome della strada) delle galee per la Marina Toscana e per l’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. La Via dei Remi è stata utilizzata soprattutto nei secoli XVI e XVII: trainati da buoi le lunghe pertiche di faggio e i tronchi di abete venivano condotti dalle pendici garfagnine dell’Appennino, oppure dai boschi situati oltre crinale (Cutigliano e Abetone), fino ad un grande capannone, chiamato Arsenale (non a casa oggi una frazione di Barga si chiama proprio Arsenale), e lì conservati in attesa delle piene del Serchio. Sfruttando la grande quantità d’acqua del fiume i tronchi venivano riuniti in grandi zattere, chiamate “maliate” o “foderi”, e fluitati fino a Pisa, dove venivano utilizzati nell’Arsenale Mediceo per la costruzione delle grandi galee. Questo itinerario ci consente di conoscere la storia di questa strada affascinante e le località attraverso le quali transitava, o meglio transitavano visto che di Vie dei Remi ce ne sono state due (la Vecchia e la Nuova), e chissà quanti di coloro che hanno fatto trekking lungo i crinali dell’Appennino tosco – emiliano l’hanno calpestata senza rendersene conto.​

La Via dei Remi da Pian della Caciaia al Passo del Terzino

Aldo sulla Via dei Remi

La Via dei Remi al Passo del Terzino

Verso il Passo del Terzino

La “Via dei Remi” di Aldo Innocenti
Dalla località Sasso di Menante, nei pressi di Barga, dove era posto l’Arsenale, la Via dei Remi risale verso quella che ora è la frazione di Arsenale (il cui nome deriva dall’antica presenza del grande capannone adibito a deposito di legnami), poi si dirige all’abitato di San Pietro in Campo, poi raggiunge il poggio detto Canto di Rampognana, confluisce nell’attuale via XXV aprile dove sulla destra si nota ancora un antico abbeveratoio usato per far bere i buoi addetti al traino del legname. Avanzando verso Barga la Via prosegue andando a confluire nell’attuale strada per Catagnana: poi, superata la via del Capriolo, devia a destra verso Canteo. Da qui, attraverso la selva delle Lupine, si dirige verso Renaio: questa è l’unica piccola frazione montana di Barga ancora abitata; posta a 1.000 m. s.l.m. domina la vallata del torrente Corsonna. La Via dei Remi attraversa l’abitato di Renaio, salendo verso la chiesa per ridiscendere alla Piana: qui la Via dei Remi si scinde in due, la Vecchia svolta a destra verso la zona soprastante Coreglia. Supera il fosso di monte Vano, raggiunge la Piastra, attraversa il rio Lopporetta, va a Pian dell’Orta, attraversa il rio Loppora, giunge a Tiglio Alto, oltrepassa Fraia, Piacesi, prosegue lungo lo spartiacque tra i torrenti Ania e Segone, raggiunge il Diaccio alla Macchia, la località di Paia e valica l’Appennino fra i monti Borra al Fosso e Rondinaio, per dirigersi a destra verso Foce a Giovo, dove si ricongiunge con la Nuova Via dei Remi. La Nuova Via dei Remi dalla Piana di Renaio continua a salire verso l’Appennino, coincidendo con l’attuale strada comunale che si dirige prima verso Sasso a Perchio e poi alla località di Vetricia. A Vetricia c’era una antica osteria che costituiva il punto di ritrovo di contrabbandieri Toscani e Lombardi (ricordiamo che, per gli abitanti della Garfagnana, Lombardi erano tutti coloro che risiedevano al di là del crinale appenninico, da Longobardi che erano gli antichi abitanti della Pianura Padana, poi divenuti Lombardi; non per niente il monte che si trova oltre il Rondinaio, quindi in territorio emiliano, si chiama Rondinaio Lombardo). L’edificio della Vetricia era ridotto solo a pochi ruderi quando sopra a questi nel 1938 vi venne edificata una caserma rimasta in uso alle Guardie Forestali fino al 1970; quando i forestali se ne andarono l’edificio cadde in disuso fino a quando, ultimamente non è stato recuperato in uso alla collettività del comune di Barga e adibito a rifugio alpino. Dalla Vetricia (quota 1309) un ramo secondario della Via dei Remi si dirige a sinistra, coincidendo con l’attuale strada comunale, verso il torrente Corsonna, lo attraversa e riprende l’antico percorso attraverso Pian dei Catini verso la località “Macchia dei Remi”. Il ramo principale, dalla Vetricia va a destra, seguendo in parte l’attuale carrozzabile, fino a giungere in località Piano della Caciaia (quota 1600), dove a sua volta si divide nuovamente. Il ramo di sinistra si dirige verso le sorgenti del torrente Corsonna fino al Passo del Terzino (quota 1698), posto fra la Cima dell’Omo e le Cime di Romecchio: questo tratto che va da Piano della Caciaia al passo l’abbiamo percorso, è molto ben conservato e si nota ancora la massicciata con le pietre messe di taglio; solamente sopra le sorgenti del Corsonna la strada è franata a causa della erosione delle acque sul terreno friabile. Da Piano della Caciaia il ramo di destra, che è quello principale, si dirige verso il Lago Santo: esce dal bosco, entra nella nuda prateria sottostante la Cima dell’Omo e va a scavalcare il crinale appenninico al Passo della Porticciola (quota 1714, detto anche Passo dell’Osteria Bruciata o della Serra dei Paloni: qui il riferimento ai tronchi d’albero che vi transitavano è evidente) situato fra la Cima dell’Omo e il monte Giovo. Superato il crinale appenninico i due rami della Nuova Via dei Remi penetrano nella Selva Romanesca o Alpe di Barga, toponimi con i quali in passato veniva indicato il vasto comprensorio boschivo che, pur trovandosi geograficamente in territorio emiliano, fa parte da tempo immemorabile dei beni in uso alla Comunità di Barga, anche se questo ha creato tensioni per secoli con i montanari emiliani. Il ramo di sinistra della Nuova Via dei Remi, superato il Passo del Terzino, discende nella zona della Lagacce del Terzino, prosegue lungo la Costa del Terzino, la Buca del Lupo e raggiunge il rio delle Fontanacce, dove anticamente erano in attività alcune segherie idrauliche, per terminale a Ponte di Sant’Anna Pelago; questa strada, oltre che per il trasporto di legname, ha costituito il collegamento diretto fra Barga e Sant’Anna Pelago anche per i movimenti di persone. Il ramo di destra, superato il Passo della Porticciola o dell’Osteria Bruciata, si inoltra nell’area delle Fontanacce, attraversa i così detti Campi di Annibale e si dirige al Passo della Boccaia (quota 1587, anticamente detto di Serracane), situato fra il monte la Nuda e il monte Giovo: da qui scende fino al Lago Santo e a quell’area che ora costituisce un grande parcheggio. Questo sito, nel periodo di attività della Via dei Remi, rappresentava il confine del territorio della comunità di Barga e dello Stato di Firenze con lo Stato di Modena; la zona del grande parcheggio di servizio al Lago Santo si chiama ancora Pian dei Remi ed è evidente che qui venivano parcheggiati i grandi tronchi in attesa di essere trasportati al di là del crinale appenninico; questo perché lo stato estense aveva concesso il permesso di attraversare i suoi territori ai grandi tronchi traportati dai buoi solo a partire dal mese di settembre per non danneggiare i pascoli d’alta quota.
La Vecchia Via dei Remi partiva dalla “macchia di Diaccio al Lupo”, in territorio granducale, entrava in territorio estense a Faidello, da qui saliva verso il monte Gomito, superava il Passo della Fariola, aggirava i Denti della Vecchia, passava sotto l’Alpe delle Tre Potenze un pò più a valle del Lago Piatto, mantenendosi sempre fra i 1700 e i 1800 m. di quota. Attraversava poi il Passo di Annibale (quota 1798), percorreva la Costa Lattaia per giungere al valico di Foce a Giovo (1670 m.): da qui si dirigeva verso il valico della Borra al Fosso (1700 m.) e scendeva in versante garfagnino fra il monte Borra al Fosso e il monte Rondinaio, tagliando il versante sud – est di quest’ultimo, per ricongiungersi a quota 1775, località Piaia, con il sentiero che sale verso il Passetto (1902 m.) e che coincide con l’attuale sentiero CAI n. 18. Da Piaia si dirigeva verso Diaccio della Macchia, scendeva presso la lezza Cantorini, proseguiva lungo lo spartiacque tra i torrenti Ania e Segone attraversando il Colle di Pretina, Val di Tigna e Saltoio. A Piancesi abbandonava la strada per Coreglia per scendere verso la Ferriera di Scarpello, da qui oltrepassava Fraia e raggiungeva Tiglio Alto, da dove si dirigeva ad attraversare il rio Loppora per giungere a Pian dell’Orta. Attraversava il rio Lopporetta, raggiungeva la Piastra e, superato il fosso di monte Vano, si ricongiungeva con la mulattiera Barga – Renaio nei pressi della chiesetta per immettersi nel tratto principale della Via dei Remi.
La Nuova Via dei Remi partiva dalla “macchia di Diaccio al Lupo”, in territorio granducale, entrava in territorio estense a Faidello, da qui saliva verso il monte Gomito, superava il Passo della Fariola, aggirava i Denti della Vecchia, passava sotto l’Alpe delle Tre Potenze un pò più a valle del Lago Piatto, mantenendosi sempre fra i 1700 e i 1800 m. di quota. Attraversava poi il Passo di Annibale (quota 1798), percorreva la Costa Lattaia per giungere al valico di Foce a Giovo (1670 m.): ma per problemi insorti con il confinante Stato di Lucca, a partire dalla seconda metà del XVII sec., si cercò di trovare un percorso che fosse alternativo alla Vecchia Via dei Remi. Si decise di raggiungere la zona del Lago Santo, allora nei possedimenti del Granduca di Toscana, per valicare l’Appennino oltre il monte Giovo e proseguire così il percorso in territorio barghigiano, allora facente parte dello stato toscano. Pertanto questa nuova via scendeva in direzione del Lago Santo seguendo quello che è l’attuale sentiero CAI n. 519: passava per la zona dei Lagaccioli e superava il Lago Baccio un poco più a valle di questo per raggiungere la zona sotto il Lago Santo che ora è identificata come Pian dei Remi. Da qui si dirigeva verso il Passo della Boccaia, poi a sinistra verso la zona delle Fontanacce, il Valico della Porticciola o dell’Osteria Bruciata, per discendere a Pian della Caciaia, alla Vetricia e a Renaio, dove si ricongiungeva con la Vecchia Via dei Remi.
Trekking sulle Vie dei Remi – E’ chiaro che le due Vie dei Remi non si possono percorrere tutte assieme: ne va fatto qualche tratto per volta, magari seguendo i sentieri CAI, che in diversi punti coincidono con le strade stesse: ad esempio mi viene in mente il percorso per la Cima dell’Omo, che partendo dal parcheggio del Lago Santo (località Pian dei Remi) ricalca per un lunghissimo tratto la Nuova Via dei Remi fino al Passo della Porticciola. Ad ogni buon conto riepiloghiamo dove le Vie dei Remi e l’attuale sentieristica CAI coincidono:
da Faidello al monte Gomito sentiero 501
dal monte Gomito a Foce a Giovo sentiero 519
da Foce a Giovo a Pian dei Remi ancora sentiero 519
da Borra al Fosso a Mannaiolo (versante garfagnino) prima sentiero 00 e poi 18
da Pian dei Remi al Passo della Boccaia e, quindi, al Passo della Porticciola sentiero 529
dal Passo della Porticciola a Pian della Caciaia prima sentiero 00 e poi sentiero 20
da Ponte S. Anna ai Lagacci della Porticciola sentiero 543
dai Lagacci della Porticciola al Passo del Terzino sentiero 545
dal Passo del Terzino a Pian della Caciaia prima sentiero 00 e poi sentiero 20.